Il primo convento dei Servi di Maria di Cortona risale al secolo XIII. Distrutto l’edificio dalle guerre di Siena nel 1529, fu ristabilito nella chiesa di Sant’Antonio nel 1532 e traslocato in San Domenico nel 1786. Terminò la sua esistenza con la soppressione napoleonica degli Ordini religiosi (1808-1810).
Povero ma prediletto dai Servi e dai cittadini, è ricordato negli Annali dell’Ordine (che traduciamo) per le sue devote reliquie, come i capelli della Beata Vergine.
Annali I, 572 (1482).
“In questo stesso anno, dom. Jacopo Vannuzio da Cortona [Vannucci o Vagnucci, 1416-1487], prima vescovo di Rimini, poi di Perugia e infine arcivescovo di Nicea, in onore della nostra Patrona (cosa che non credo debba essere omessa senza macchia di ingratitudine), essendo stato precedentemente dotato di preziosi doni di sacre reliquie da Niccolò V, presso il quale aveva a lungo servito come camerlengo e aveva ricoperto diverse prefetture e legazioni, adornò la chiesa principale di Cortona con la veste senza cuciture del Santo Signore Gesù Cristo e il legno della Santa Croce in custodie d’argento, saldamente racchiuse nell’oro. Egli inoltre, con pari devozione alla Beata Vergine, volle che la nostra chiesa di Santa Maria fuori Porta Fiorentina fosse decorata con i capelli di Lei, insieme ad altre sacre reliquie, secondo le parole incise in quella teca e i versetti seguenti che dichiarano con la massima chiarezza:
Pixide in aurata posuit Vannucius Heros
Cæsariem sacram Virgo Beata tuam;
Ossique Sanctorum felici hac sede quiescunt,
Quorum animæ in Cælis gaudia vera ferunt.
L’eroe Vannuccio depose in una cassa dorata / la tua sacra chioma, o Beata Vergine; / e le ossa dei Santi riposano in questa felice sede, / le cui anime portano vere gioie nei Cieli”.
Annali II, 105-106 (1533).
“A Cortona in Etruria, nel 1529, il 29 settembre, a causa delle imminenti guerre di Siena, fu completamente distrutto l’antico convento che il nostro Ordine, sotto il titolo di Santa Maria, aveva tenuto dal 1284 fuori la Porta Fiorentina, che ancora oggi a causa di ciò è chiamata Porta Santa Maria.
Fu un giorno davvero ferale, che ridusse a nulla tante e tante opere eseguite dal convento per duecento e più anni con lavoro improbo e che rendevano onore al nostro Ordine. Per questa ragione quel luogo fuori la suddetta Porta Santa Maria fu poi chiamato Il Guasto de’ Servi. Ma nel 1531, prima per unanime consenso della repubblica di Firenze e poi per decreto di Cortona del 16 maggio dello stesso anno, fu decretato che un altro convento integro fosse consegnato ai frati dei Servi.
Anche se la cosa fu respinta dagli interessati, il 2 agosto 1532, i consoli e i Capitani della Parte Guelfa di Firenze, con il consenso di Alessandro dei Medici, duca della repubblica, decretarono e ordinarono a Tommaso Davanzati, commissario a Cortona, che i frati dei Servi fossero messi in possesso in quella città dell’ospedale di Sant’Antonio che avevano già iniziato ad abitare il 4 aprile dello stesso anno. Il quale alla fine, dopo varie controversie, fu ricevuto dal priore Domenico da Cortona e dal procuratore Girolamo, con altri vescovi, nello stesso anno 1532, e ne prese solennemente il possesso corporale con i riti consueti, rendendo grazie a Dio e cantando l’inno Te Deum laudamus; possesso che fu poi confermato da papa Clemente VII in data 6 luglio 1533.
I vescovi trasferirono in questo luogo tutte le cose preziose che fu loro permesso di estrarre dal vecchio monastero; in particolare le sacre reliquie dei Capelli della Beata Vergine Maria. I capelli di Maria sono riposti in una teca molto adatta, dove leggiamo:
«Questi sono i Capelli della Vergine Maria, quali ha donato messer Jacopo già Vescovo di Perugia, e già Segretario di papa Niccolò V, ai frati de’ Servi, MCCCCLXXXII»; le quali cose si leggono in questi Annali all’anno 1482.
Dentro però vi è anche una singrafa [nota di garanzia] del seguente tenore:
«Lunedì à dì 15 di settembre 1483 ottava della Natività della Beata Vergine Maria si fece una processione e andò a Santa Maria de’ Servi, che monsig. messer Giacomo de’ Vagnucci arcivescovo di Nicea, e nipote messer Dionisio vescovo di Perugia, donarono i capelli di nostra Donna, una biettarella dentro ad un tabernacolo alla chiesa de’ Servi. Si trovò detto dì a Cortona tre vescovi cortonesi, detto messer Giacomo, detto messer Dionigi, e messer Christofano vescovo di Cortona. Detto messer Giacomo fece sperienza di detti capelli con fuoco due volte, non abbruciarono niente; si trovorno a casa a Santa Maria de’ Servi circa 25 frati da Roma, da Fiorenza, e da più luoghi, si stima fusse miracolo d’Iddio».
Fin qui la singrafa, che sembra dimostrare la verità di questa sacra reliquia, la quale perciò tutti seguono con somma venerazione; specialmente nella domenica fra l’ottava della Natività della medesima Beata Vergine che si commemora con solenne pompa, e con tutto il clero e il popolo, e questa sacra reliquia viene portata in giro per la città – della qual cosa parleremo di nuovo nell’anno 1632.
È da sapere intanto che in quella antica chiesa della nostra Santa Maria era una certa immagine della Beata Vergine salutata da un angelo, la quale il popolo di Cortona seguiva con tanta venerazione, che i nobili di quella città, insieme al clero e al popolo, vi andavano in processione ogni anno nella festa della medesima Beata Vergine, il 25 marzo, offrendo dieci libbre di cera, e il vescovo con i canonici vi celebrava solennemente i divini misteri. È incerto se questa consuetudine fosse stata emanata fin dall’inizio di quella chiesa, o piuttosto dal vescovo Matteo o da un altro del nostro Ordine, i quali furono vescovi di Cortona; abbiamo chiaramente indagato su questo; e quando la Chiesa fu distrutta, quel rito andò perduto.
In questa città esisteva un tempo una società di pie donne del Terzo Ordine dei Servi, istituita in tempi antichi; e da questi luoghi uscirono nostri uomini illustri, degni di essere commemorati con lodi dalla serie degli Annali. E anche le donne.
Che esistesse anche una Società del nostro Terzo Ordine a quel tempo nell’oppido’, che ora si chiama città di Prato in Etruria, lo sappiamo dal registro del priore generale Laurerio e dal diario del nostro monastero di Siena, pagina 29: ovvero che nell’anno 1530 il priore e alcuni padri del nostro convento di Massa Marittima si incontrarono a Siena, e quindi comprendiamo essere stato in quel periodo”.
Annali II, 617, 1632 (dopo la peste).
“Nel frattempo, con l’assenso e l’approvazione di dom. Lorenzo Robbia [Lorenzo della Robbia, † 1645], vescovo della stessa città, lo stesso vicario generale, Dionisio, il 21 dicembre, dopo che fu pagato un solenne concerto di musicisti nella nostra chiesa di Sant’Antonio la sera e fu tenuta una predica da Lelio da Cortona dei nostri per eccitare la devozione del popolo verso i venerabili capelli della Beata Vergine Maria, che abbiamo detto essere stati conservati nella chiesa con la massima riverenza e diligenza dal 1483 al 1533, fu proclamata solenne supplica per la città e portata la reliquia con le sue stesse mani, preceduto dai padri sia del nostro Ordine, che si erano radunati lì a questo scopo dai luoghi vicini, sia di altri Ordini Mendicanti, ciascuno con candele accese in mano, e tutto il popolo al seguito.
Dopo di ciò, Dionisio decretò che questa sacra reliquia fosse portata in processione per la città ogni anno nella domenica entro l’ottava della Natività della Beata Vergine Maria e fosse esposta con onore alla pubblica venerazione per l’intera giornata nella stessa chiesa; ai nostri tempi viene portata in processione insieme all’immagine della Beata Vergine Addolorata domenica 3 settembre.
Decretò inoltre che ogni giorno, dopo aver cantato come di consueto l’antifona Salve Regina, i padri si recassero insieme al luogo dove è custodita la santa reliquia e la venerassero con alcune preghiere stabilite in questo rito, che offrono soltanto la domenica.
Dispose inoltre che ogni giorno, dopo aver cantato come di consueto la suddetta antifona Salve Regina, recitassero lì sette volte il Padre Nostro e il Saluto Angelico in memoria dei Sette Dolori della Beata Vergine. Ora, tuttavia, l’intera corona viene offerta solo la domenica.
Infine, ordinò che queste cose fossero eseguite con un rituale speciale dal padre correttore delle monache del nostro Terzo Ordine, che a quel tempo erano presenti anche a Cortona”.
Paola Ircani Menichini, 21 novembre 2025. Tutti i diritti riservati.
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